ROMA – Fake news, post verità, viralità delle informazioni, infodemia: il periodo pandemico ha accentuato alcune criticità dell’informazione e comunicazione e ha scosso violentemente le basi di un rapporto ‘fiduciario’ tra cittadini, media e mondo della sanità. Come reagire e ripartire su basi attendibili? Se lo chiede la Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie (Sifo) all’interno del corso residenziale ‘Elementi di comunicazione e di metodologia scientifica per smascherare le fake news’, che si tiene oggi a Bari, presso Villa Romanazzi.
Una giornata di confronto multidisciplinare che vuole sottolineare i danni creati dal periodo Covid-19, puntando sul valore della comunicazione puramente etica e scientifica come elementi di ripartenza. “Un valore – ricorda il presidente Sifo, Arturo Cavaliere – che si esprime per una società scientifica nella produzione di informazione qualificata. E infatti Sifo ha voluto in periodo pandemico amplificare ancor di più con i propri comunicati e con il proprio sito on-line la comunicazione affidabile ed autorevole, soprattutto con la pubblicazione delle Linee Guida e delle istruzioni operative legate alla lotta al Covid-19 che che sono diventate un binario scientifico a supporto degli operatori e della corretta informazione”.
Perché Sifo ha voluto proporre un evento di formazione orientato ad offrire strumenti per ‘smascherare le fake news’? “La nostra società scientifica – risponde Titti Faggiano, tesoriere Sifo e responsabile scientifico dell’evento- è da sempre impegnata nel fornire alla comunità scientifica tutta la corretta informazione della scienza e del buon uso, in particolare, dei farmaci e dei dispositivi medici”.
“Durante questo mandato – aggiunge Faggiano – il direttivo Sifo ha poi voluto dare molto spazio alla comunicazione e alla divulgazione scientifica, ritenendo ciò un atto responsabile e culturale attraverso cui il farmacista del Ssn può dare un contributo scientifico di grande valore. Le fake news si sono moltiplicate con il Covid-19, sia a causa della mancanza di tempo da dedicare all’approfondimento di temi di salute e sanità, sia per la mancanza di percorsi ‘facilitati’ da seguire nel discernere le informazioni veritiere”. “Fornire gli strumenti per smascherarle – afferma infine il tesoriere Sifo – è un dovere professionale cui vogliamo rispondere per creare appropriatezza nell’uso dell’informazione scientifica”.
Le sessioni della giornata odierna sono quattro, intrecciano comunicazioni accademiche, prove pratiche e prove interattive e sono dedicate a elementi di comunicazione scientifica, riconoscere le fake news, sviluppare una metodologia scientifica ed elementi di comunicazione giornalistica. Tra le comunicazioni anche un approfondimento inedito sul nesso c’è tra fake news e rischio clinico. “Tra questi due ambiti – precisa Piera Polidori, anche lei responsabile scientifica dell’evento, oltre che membro italiano del board di Eahp, l’Associazione europea dei farmacisti ospedalieri – c’è un nesso da non sottovalutare”. “Dobbiamo abituarci al fatto che le informazioni possono diffondersi velocemente ben prima che siano validate da fonti accreditate – prosegue – e ciò si traduce in disinformazione e scetticismo. Questo porta a risultati gravi come l’auto-somministrazione da parte dei pazienti di terapie inutili, se non dannose, oppure il rifiuto di cure ospedaliere salva vita e dei vaccini anti-Sars-CoV 2”.
“Inoltre – dichiara Polidori – la diffusione capillare delle fake news può generare una forte pressione sociale che in alcuni casi ha portato le agenzie regolatorie ad autorizzare l’accesso precoce a trattamenti con dati parziali, i comitati etici ad autorizzare sperimentazioni con razionali scientifici lacunosi e i prescrittori a ricorrere smodatamente all’impiego off-label anche di quei farmaci che non hanno ricevuto in seguito nessuna validazione dai dati sperimentali”.
Ma allora, di fronte a questi rischi concreti e quotidiani, quali sono le ‘armi’ che il farmacista ospedaliero può utilizzare per il contrasto delle fake in ambito scientifico? “Il farmacista ospedaliero – sottolinea Polidori – possiede una natura poliedrica ed un background formativo multidisciplinare che gli consentono di poter entrare, a pieno titolo, nel merito delle valutazioni delle evidenze scientifiche. L’utilizzo delle ‘best practices’, delle linee guida e dell”evidence based medicines’ sono da sempre strumenti propri del farmacista ospedaliero, che oggi più che mai diventano requisiti indispensabili per garantire la miglior cura possibile al paziente”.
“Peraltro – informa Polidori – il farmacista ospedaliero svolge un’importante attività di counselling con il paziente, e ciò lo rende una sorgente di informazione privilegiata che può essere determinante nel disinnescare fake news e garantire l’aderenza terapeutica a quei farmaci realmente efficaci, sicuri e, soprattutto, il cui impiego è supportato da studi clinici rigorosi e condotti in accordo alle Good Clinical Practices. A tal proposito questo corso rappresenta un’importante occasione di approfondimento per effettuare una sintesi di quei contenuti sia teorici che pratici utili per supportare i colleghi nell’assolvere a questo importante ruolo”.
L’evento di Bari si presenta, quindi, come un mix di ‘conoscenza e pratica’: come mai questa ‘contaminazione’ all’interno di un corso di formazione? “Non si può prescindere dal binomio ‘conoscenza e pratica’. Le conoscenze teoriche – conclude Titti Faggiano – devono essere applicate perché si faccia vera scienza, altrimenti rimane tutto nell’ambiguità. La faculty di esperti dimostrerà proprio questo: il trasferimento delle conoscenze ‘lette’ alla luce della quotidianità. Ben venga, allora, la ‘contaminazione’, se riusciremo a contagiare i colleghi con gli strumenti operativi che forniremo ai partecipanti del corso, che oltre ai farmacisti del Ssn, saranno anche medici e infermieri”.
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