Valutazioni mercati non mostrano particolari segnali di tensione
Roma, 24 nov. (askanews) – Le banche italiane sono riuscite ad azzerare il divario sul rapporto tra crediti deteriorati e finanziamenti totali (Non Performing Loans Ratio) rispetto all’insieme delle banche europee significative. Lo rileva la Banca d’Italia, che nel rapporto semestrale sulla stabilità finanziaria riporta come nei primi sei mesi dell’anno le banche tricolori abbiano effettuato altre cessioni di crediti deteriorati per circa 3 miliardi di euro.
Le valutazioni dei mercati implicite nei principali indicatori non mostrano al momento particolari segnali di tensione sul settore bancario italiano, aggiunge Bankitalia. E nel primo semestre il rapporto medio tra il valore di mercato e quello contabile (price-to-book ratio) delle banche italiane è aumentato, anche per effetto del miglioramento della redditività; rimane comunque inferiore all’unità, in linea con quanto osservato per gli intermediari dell’area dell’euro.
Secondo lo studio, i principali rischi per il sistema bancario continuano a dipendere dalle deboli prospettive di crescita, e dall’evoluzione della situazione geopolitica internazionale. La qualità degli attivi bancari si è mantenuta soddisfacente nei primi nove mesi dell’anno. Il tasso di deterioramento è salito in misura marginale, portandosi all’1,1 per cento.
Secondo Bankitalia l’incremento è imputabile in prevalenza al peggioramento per le famiglie (0,9 per cento, da 0,5 a dicembre del 2022); il dato relativo alle imprese è invece rimasto pressoché invariato (1,5 per cento). La rischiosità dei crediti assistiti da una garanzia pubblica legata all’emergenza pandemica è leggermente aumentata, ma si mantiene su livelli contenuti.
Bankitalia riporta che nei primi sei mesi del 2023 dalle banche italiane sono state effettuate operazioni di cessione di crediti deteriorati (Npl) per circa 3 miliardi di euro. Il rapporto tra questi crediti e il totale dei finanziamenti (non- performing loans ratio, Npl ratio) al netto delle rettifiche si è mantenuto stabile all’1,4 per cento, riflettendo la concomitante riduzione dei prestiti in essere. Il divario tra i gruppi significativi italiani e il complesso degli intermediari soggetti alla supervisione diretta della Bce, si legge, si è sostanzialmente azzerato.
Nel frattempo l’incidenza dei prestiti in stadio 2 della classificazione Ifrs 9 sul totale dei prestiti in bonis al lordo delle rettifiche è ulteriormente diminuita (di 30 punti base), al 9,7 per cento. Il divario tra banche significative e quelle meno significative è quasi nullo.
L’andamento degli indicatori anticipatori del deterioramento (ad es. i ritardi di pagamento dei prenditori in bonis) non evidenzia particolari segnali di peggioramento della qualità del credito; tuttavia gli effetti del rialzo dei tassi di interesse e del quadro macroeconomico meno favorevole, non ancora interamente dispiegati, potrebbero incidere sulla futura capacità di rimborso dei debitori con una quota rilevante di prestiti a tasso variabile.
Nella sua attività di vigilanza, la Banca d’Italia continua a seguire da vicino l’adeguatezza delle rettifiche di valore sui prestiti apportate dalle banche. E proiezioni dell’istituzione, coerenti con lo scenario macroeconomico pubblicato nel Bollettino economico di ottobre, indicano un graduale incremento del tasso di deterioramento del complesso dei prestiti a famiglie e imprese nel corso del prossimo biennio, che raggiungerebbe il 3,2 per cento nel 2025, guidato dall’aumento dell’onere del debito. Il tasso di deterioramento resterebbe comunque ben inferiore a quello registrato in passati episodi di crisi sia per le famiglie sia per le imprese.