POTENZA – “Chi ha inquinato e chi non ha controllato ora deve pagare in nome dell’ambiente e del popolo inquinato”. Così Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, commenta la notizia della condanna in primo grado di Eni per traffico illecito di rifiuti al Centro Oli di Viggiano. L’esito del processo, in cui Legambiente è parte civile, per Ciafani “conferma” quanto l’associazione denuncia ormai da tempo in Val D’Agri, in Basilicata, dove negli anni ’90 è iniziato lo sfruttamento del giacimento on shore più importante d’Europa. “Il territorio lucano, come quello siciliano – afferma Ciafani – è stato ferito più volte da una insensata corsa al petrolio che mette a rischio l’ambiente e la salute dei cittadini”. Nel 2017 con un esposto penale presentato alla procura di Potenza, l’associazione ha chiesto di far luce sugli sversamenti di petrolio dal Centro oli di Viaggiano, chiedendo l’applicazione della legge sugli ecoreati. “Da tale esposto – continua – è partita un’inchiesta con l’arresto dell’allora responsabile dell’impianto e un secondo processo penale per disastro ambientale ancora in corso”. Dopo la condanna arrivata ieri, Legambiente torna a ribadire l’urgenza di “definire immediatamente in Basilicata una strategia d’uscita dal petrolio puntando ad una riconversione 100% rinnovabile del sistema energetico e procedendo con una dismissione graduale dei pozzi attivi per una transizione verso comparti produttivi moderni e sostenibili. Questa è la vera strada da seguire”.
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