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Chi demolisce i demolitori di via Togliatti, a Roma?

Chi demolisce i demolitori di via Togliatti, a Roma?

ROMA – Roma e i suoi autodemolitori. Una storia burocrazia in cui cittadini e imprenditori rischiano di finire stritolati, tra accordi non rispettati e rimpalli di responsabilità. A Roma ci sono circa 80 autodemolitori ufficialmente attivi, ma dal 2018 nessuno di loro, tranne uno, è autorizzato a rottamare auto. Di fatto gli impianti possono soltanto rimanere aperti per la vendita di pezzi di ricambi. Particolare è poi la situazione degli autodemolitori di Viale Palmiro Togliatti che si trova a ridosso del Parco Archeologico di Centocelle a Roma.

‘Su viale Palmiro Togliatti insistono 40 cancelli di autodemolizioni – spiega Elena Donato, presidente dell’Arder – ma di questi, 20 sono regolari quindi in possesso di vecchie autorizzazioni rilasciate da Regione Lazio e Comune di Roma e 20 sono totalmente abusivi. Gli abusivi, da sempre abusivi, sarebbero dovuti essere rimossi nel tempo, da oltre 20 anni ma sono ancora lì. Questa distinzione fa una grande differenza – spiega Donato – perché gli autodemolitori regolari hanno un accordo di programma che li vincola a una delocalizzazione. Una trasferimento in un altro luogo che non devono scegliere loro, perché la pubblica amministrazione è obbligata a spostarli e ad individuare terreni, a spese proprie, per poter dare una dignità a questo tipo di attività’, conclude. L’accordo a cui fa riferimento la presidente dell’Arder è stato stipulato il 25 settembre del 1997. Nell’occasione Comune, Provincia e Regione sottoscrissero un accordo di programma con il quale si individuarono delle aree in cui trasferire gli impianti di autodemolizione fuori dal Grande Raccordo Anulare. Ma nessuno di queste aree è poi risultata idonea e con il passare dei mesi e degli anni, il progetto di delocalizzazione già paventato dal Comune di Roma nel lontano ottobre del 1980, slittò ancora una volta. Il primo punto in questa storia viene messo qui. Per i demolitori romani e anche per quelli di via Palmiro Togliatti, da quel momento si apre una lunga stagione di autorizzazioni in proroga che arriva fino a luglio del 2018 quando il Campidoglio guidato da Virginia Raggi, decide di dire ‘stop alle proroghe’ e chiede a tutti gli autodemolitori, precisi adeguamenti ambientali per il rilascio delle autorizzazioni definitive. 

Si aprono le Conferenze dei servizi e molti degli impianti di autodemolizione romani – allora oltre 100 – vanno all’esame del Campidoglio. Nessuno supera ‘la prova’, tranne uno. Fanno ricorso al Tar invece i demolitori di Viale Palmiro Togliatti, sostenendo che le Conferenze dei servizi sono improprie e convocate illegittimamente. Ed è proprio il Tribunale amministrativo regionale, che nelle more delle singole sentenze ribadisce: ‘Il collegio non può che affermare in una logica di bilanciamento dei contrapposti interessi, che le prescrizioni impartite dall’amministrazione ai fini del rilascio di autorizzazione provvisoria in vista della delocalizzazione dell’impianto, devono essere funzionali unicamente a garantire i presidi minimi ambientali, senza imporre la realizzazione di opere dal carattere duraturo ed impegnative sotto il profilo economico, che mal si coniugherebbero col carattere temporaneo del titolo da rilasciaré. Mentre su via Palmiro Togliatti i demolitori abusivi restano al loro posto, quelli regolari costretti alla battaglia nei tribunali si dicono increduli: ‘Mi sono adeguato a tutte le normative ambientali cosi’ come disposto dal Comune di Roma ma ci hanno sospeso l’autorizzazione. Io me ne andrei anche subito ma siamo ancora qui per colpa del Comune che ci aveva promesso una delocalizzazione che non è mai arrivatà, conferma Antonio Falasca autodemolitore di via Togliatti, il quale spiega: ‘Ci hanno chiesto di adeguarci a livello ambientale più volte e io ho speso decine e decine di migliaia di euro. Ma che senso ha fare degli interventi strutturali e definitivi se noi da qui ce ne dobbiamo andare?’ 

A questo paradosso c’è anche quello delle assicurazioni e fideiussioni bancarie chieste agli autodemolitori di via Togliatti per garantire proprio la delocalizzazione che gli impianti attendono da anni. Racconta un altro storico demolitore di Centocelle, carte alla mano, Tonino La Marra: ‘Io pago da circa 20 anni una fideiussione di oltre 400 euro l’anno a beneficio del Comune di Roma e sono uno degli impianti più piccoli. C’è anche qualcuno tra di noi che paga 2.500 euro annui, in attesa della delocalizzazione. Se facciamo un conto per i 100 demolitori che eravamo un tempo, ci si rende conto di quanto denaro ha beneficiato il Comune’. Ma la storia non è finita, perché gli anni passano, la città cresce e la cultura ambientalista idem, mentre l’immobilismo delle istituzioni con in mano la patata bollente sul ‘dove’ spostare i demolitori, diventa lampante. Anno 2018, sei mesi dopo lo stop alle autorizzazioni: la pazienza degli autodemolitori, ormai fermi da diversi mesi, esplode in protesta prima in Campidoglio e poi sotto la Regione Lazio alla vigilia dell’approvazione della legge di Stabilità. A dicembre il Consiglio regionale del Lazio decide di inserire un emendamento nella Legge che: ‘Autorizza la prosecuzione dell’attività’ dei rottamatori, ‘indicando la tempistica di delocalizzazione che dovrà essere effettuata entro sei mesi e attuata entro un periodo massimo di ventiquattro’. ‘E’ la svoltà pensano i demolitori, ma la sindaca di Roma Virginia Raggi riesce ad ottenere l’appoggio del Governo, il quale presenta un formale ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge regionale. Dopo poco arriva la sentenza e i Supremi giudici danno ragione alla Regione Lazio: la legge rispetta i parametri costituzionali. Quindi i demolitori vanno trasferiti entro il dicembre 2020. Eppure oggi sono ancora lì. 

In una recente intervento su Facebook la sindaca di Roma Virginia Raggi ha assicurato: ‘Stiamo andando avanti, abbiamo avviato il processo di delocalizzazione degli impianti ma la procedura e’ stata lunga a causa dei ricorsi che sono stati presentati dai demolitori. Abbiamo avviato i progetti, non i lavori – specifica Raggi -, per le bonifiche delle aree che sono però molto onerosì. Difficile pensare però, che il processo di delocalizzazione degli autodemolitori arriverà entro la fine del mandato. Anche perché se le sue dichiarazioni rappresentano una speranza per continua a leggere sul sito di riferimento

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