ROMA – Israele punta su desalinizzazione e abbattimento di sprechi e perdite per far quadrare l’equazione dell’acqua, tra crescente domanda e risorse sempre più scarse, tema sempre più serio vista l’emergenza climatica in atto. Desalinizzare, però, è un’attività che richiede un forte consumo di energia, ma le scoperte di gas nel Mediterraneo, nelle acque israeliane, come i giacimenti Leviathan e Tamar e non solo, garantiscono al Paese una forte riduzione dei prezzi. Ne parla Giora Shaham, direttore generale dell’Autorità governativa di Israele per le risorse idriche e le acque reflue, nel corso dell’incontro online ‘Management of the Water Sector in Israel: from Crisis to Opportunity’, organizzato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua del prossimo 22 marzo. L’autorità è l’organismo indipendendente responsabile della regolamentazione e della gestione del settore idrico israeliano.
Israele è un Paese semiarido situato, come altri nell’area, al limitare del deserto, e “nelle età passate, come oggi, la mancanza di acqua è stato un catalizzatore per lo sviluppo di progetti”, ricorda Shaham, “nello scorso secolo la popolazione nel Medio Oriente è cresciuta rapidamente e le risorse idriche non sono sufficienti”, questa “è una situazione di crisi e il pensiero e l’innovazione sono stati rivolti a risolvere questa situazione”.
Il direttore dell’Autorità idrica indica cinque principi che guidano l’azione di Israele per quanto riguarda l’acqua: “il primo e più importante passo è stato disconnettere il tema acqua dalla politica”, e quindi “nel 2007 è stata creata la nostra agenzia, governativa ma indipendente, che decide sul prezzo dell’acqua per il consumatore”. Il secondo passo, spiega Giora Shaham, direttore generale dell’Autorità governativa di Israele per le risorse idriche e le acque reflue, è stato “elaborare un bilancio dell’acqua realistico che rappresenti il gap tra le fonti naturali di acqua e la crescente domanda legata alla crescita della popolazione”. Questo “definisce il nostro obiettivo di produzione di acqua artificiale, e parlo di desalinizzazione dell’acqua di mare, ci sono altre fonti di acqua salata- spiega- ma la principale quantità di cui abbiamo bisogno viene dal mare”. Il terzo elemento “è tecnico, ma difficile- prosegue Shaham- e cioè definire la terra che è necessaria, trovare le aree giuste di cui abbiamo bisogno per costruire gli impianti di desalinizzazione sul Mediterraneo”. Il quarto “è strutturare il settore idrico per capire come riflettere il costo pieno della proiduzione di acqua, sia naturale che artificiale, e quando dico costo pieno intendo i capitali necessari per gli impianti di desalinizzazione, le condutture, gli invasi e tutte le strutture necessarie per portare l’acqua ai rubinetti nelle nostre case. Parlo di investimenti, costi dell’energia e manutenzione, tre fattori che costituscono il costo dell’acqua”. Il quinto elemento riguarda gli impianti di desalinizzazione, che vanno avviati “non troppo velocemente ma nemmeno troppo lentamente, devono essere pronti per quando abbiamo bisogno di acqua- prosegue Giora Shaham, direttore generale dell’Autorità governativa di Israele per le risorse idriche e le acque reflue- parliamo di enormi impianti che sono molto complicati e richiedono molto tempo per essere approntati”. Infatti una volta decisa la realizzazione “servono 5-6 anni per il finanziamento, le gare, la progettazione, l’assegnazione, la costruzione, e ognuno costa circa 2-300 milioni dollari”, precisa Shaham.
I dissalatori sono impianti ad alta intensità energetica, ma ecco il ruolo delle scoperte di gas. “Desalinizzare un metro cubo di acqua richiede 3,5 kiloWatt di elettricità, oggi in Israele costa 70 cent di dollaro per kW, il che significa che parliamo di 1,2 dollari per mc, un numero pesante- segnala il direttore dell’Autorità- ora però Israele ha trovato il gas nell’area del Mediterraneo e il costo è molto più conveniente. Le compagnie che si occupano di desalinizzare l’acqua fanno contratti con le compagnie del gas per portarlo direttamente alle aree dove sono gli impianti e le pompe che immettono l’acqua nelle rete”. Il risultato di questa disponibilità di metano è che “nell’ultima asta per la desalinizzazione finalizzata pochi mesi fa abbiamo avuto il prezzo di circa 40-44 cent di dollaro per mc, è quasi gratis, è molto conveniente, perché i costi dell’energia sono crollati e possiamo raggiungere con questo metodo un prezzo molto conveniente”, spiega Shaham.
L’acqua resta però un bene prezioso “e gli esperti ci dicono che nell’area mediorientale al 2050 ci sarà una riduzione del 20% rispetto ai livelli disponibili oggi”, segnala Giora Shaham, direttore generale dell’Autorità governativa di Israele per le risorse idriche e le acque reflue. Il tema diventa ancora più serio “con una popolazione in rapida e grande crescita, l’1,8% l’anno, e la differenza tra domanda e disponibilità rappresenta il valore chiave”. Insomma, il mutamento climatico in atto “è un problema molto serio che teniamo in conto nella valutazione del nostro bilancio idrico- spiega- e stiamo progettando il futuro puntando sulla desalinizzazione: non neghiamo il problema e ci stiamo preparando al climate change”. Di fronte alla scarsità, presente e futura, va combattuto lo spreco, e Israele lo fa agendo sui profitti delle società idriche. “Non si riconosce alle compagnie piu’ del 7% di perdite sulla rete, se la perdita è maggiore questo valore incide sui loro profitti e questo è un potente incentivo all’efficienza”, spiega il direttore dell’Autorità. “Se non arrivano sotto al 7% di perdite non gli riconosciamo il costo per la produzione dell’acqua, quindi- precisa- se sono inefficienti riducono i profitti, e il business nelle città vale milioni”.
Importante poi il riuso delle acque reflue, una volta depurate: “siamo i primi nel mondo, l’86% degli affluenti in Israele va a riuso nel settore agricolo, seconda è la Spagna con il 17%”, vanta Shaham. Per i consumatori, poi, c’è un prezzo crescente dell’acqua. Si parte da un prezzo sociale, calmierato, per i primi 3,5 metri cubi poi c’è un prezzo maggiore, che riflette il costo vivo, per ogni metro cubo successivo, circa 3 dollari a mc, “e questo spinge la gente a consumare meno”, spiega Shaham.
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