BOLOGNA – Emicrania e cefalee sono patologie che colpiscono più le donne degli uomini, con un rapporto di tre a uno, trasformandosi in malattie più severe e invalidanti per l’universo femminile, con un forte impatto sulla vita e il lavoro di tutti i giorni. Per questo l’Istituto delle scienze neurologiche di Bologna è stato tra i primi, nel 2010, a sviluppare un percorso di cura e presa in carico ad hoc. E oggi apre la strada per arrivare a definire linee guida a livello nazionale per la gestione dell’emicrania femminile, insieme alla Fondazione Onda e ad Anircef. Il progetto ‘Percorso emicrania donna’ è stato presentato oggi a Roma, alla Camera dei Deputati.
La definizione di un nuovo modello nazionale di gestione dell’emicrania si basa su diversi aspetti della patologia correlati al genere femminile: cefalea in età pediatrica e adolescenziale, emicrania mestruale, terapia contraccettiva, gravidanza e allattamento, procreazione medicalmente assistita. Secondo l’Oms, l’emicrania è la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano: ne soffre il 14% della popolazione mondiale. Nella donna con meno di 50 anni rappresenta addirittura la prima causa di disabilità. La comparsa dell’emicrania, spiega l’Ausl di Bologna, segue l’andamento delle fluttuazioni degli ormoni sessuali femminili, con fasi più acute nei giorni delle mestruazioni e meno frequenza nei giorni dell’ovulazione. Un miglioramento si manifesta anche nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, per poi riaffiorare dopo il puerperio e l’allattamento. In un terzo delle donne persiste anche dopo la menopausa. Il Centro cefalee dell’Irccs bolognese esegue ogni anno in media 3.000 visite e prevede la presa in carico delle pazienti in base a due fattori: l’urgenza e la gravità della patologia.
Tra i circa 200 tipi di cefalee esistenti, l’emicrania è quello più studiato poiché più frequente e invalidante, per cui nel corso degli anni sono state sviluppate innovative terapie specifiche. Per i casi più gravi e complessi si può arrivare anche a utilizzare terapie avanzate, tra cui anticorpi monoclonali e tossina botulinica. “Da un recente studio, ‘Spartacus’, condotto nel bolognese si è evidenziato che circa l’1% della popolazione generale, circa 9.000 persone, utilizza analgesici per oltre 15 giorni al mese per il controllo della cefalea, comportando chiari rischi per la propria salute- sottolinea la neurologa Sabina Cevoli del Centro cefalee dell’Isnb- una diagnosi precoce e una presa in carico come quella sviluppata sul nostro territorio ha dato evidenza di migliori prognosi della malattia. Per questo, siamo stati uno dei centri più attivi nella definizione delle nuove linee guida contenute nel documento presentato oggi in Parlamento”. Pietro Cortelli, direttore operativo dell’Ircss e dell’unità operativa Neuromet, sottolinea come “la multidisciplinarietà, alla base della definizione del nuovo percorso emicrania donna di carattere nazionale a cui abbiamo contribuito, è da sempre uno dei nostri capisaldi per i traguardi scientifici finora raggiunti”. Il direttore generale dell’Ausl di Bologna, Paolo Bordon, plaude all’equipe di neurologi dell’Isnb. “Un’ulteriore conferma di come il connubio tra ricerca e clinica specialistica dell’Istituto scienze neurologiche di Bologna e organizzazione dell’Ausl abbia un forte impatto sulla qualità delle cure non solo dei bolognesi, ma faccia scuola in tutta Italia“, afferma.
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