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Golf, Ivan Rota: la mia sfida ‘masochista’ per la presidenza Fig

AttualitàGolf, Ivan Rota: la mia sfida 'masochista' per la presidenza Fig

“Comunicazione, golfisti e circoli centrali al progetto”
Roma, 18 ago. (askanews) – “La mia avventura? La definirei masochista”. Parola di Ivan Rota, classe 1958, bergamasco di Palazzago, consigliere regionale di Forza Italia e partito all’assalto della Federgolf. “Il mio circoletto rosso è il 16 settembre” quando è in programma il rinnovo di una federazione che ha portato sotto la presidenza Chimenti, “del professor Chimenti dal quale nulla mi divide”, aggiunge Rota, il miracolo della Ryder Cup a Roma e di nove golfisti italiani nei maggiori circuiti internazionali. Masochista perché, con questi numeri chi oserebbe tentare la scalata al vertice della federazione? Ma scava, scava, per Rota non è tutto oro quello che luccica.
Cominciamo dalla Ryder: “Da golfista come faccio a non entusiasmarmi per la Ryder? Uno spettacolo. Ma…” Ma? “Non ha prodotto alcun frutto: né come tesserati, né come campi che al contrario hanno subìto una riduzione e con un buco di bilancio che sistemeremo. Da venti anni il golf europeo vive una crescita esponenziale. In Italia il rapporto è fermo allo 0,16% tra popolazione e giocatori. In Francia, con numeri simili ai nostri, i golfisti praticanti sono quasi 1,5 milioni noi fermi a 93.000 dei quali 60.000 giocatori e 33.000 tesserati. Abbiamo figure che soffrono: gli imprenditori che realizzano i campi che non hanno ‘clienti’ come i maestri di golf che non hanno allievi, i circoli che non hanno sviluppo futuro. Dopo 23 anni di presidenza Chimenti forse è ora di portare idee nuove. I circoli sono diventati esattori per la Federazione e sudditi dei piani federali invece di essere protagonisti al fianco della Fig per la crescita del golf”.
Il golfista al centro di tutto: “In primis, attraverso la comunicazione. Il golf sport costoso? Facciamo capire che non è così. Ci sono altre discipline, per l’immaginario collettivo meno dispendiose, penso al ciclismo o al calcio, che costano come e quanto il golf. Investiamo sulla comunicazione. Non è possibile che abbiamo giocatori che vincono circuiti internazionali (Migliozzi in Belgio) e non lo sappia nessuno mentre nel tennis qualsiasi risultato è giustamente amplificato. Il primo passaggio è la comunicazione, il secondo è avvicinarsi alle persone che lavorano. Venti anni fa è stato realizzato un campo in provincia di Bergamo che ha prodotto 10.000 appassionati e 2.500 tesserati nuovi, non ‘rubati’ ad altri circoli”. E ancora: “Piani con le amministrazioni per recuperare aree dismesse e abbandonate e farne dei campi pratica come strutture promozionali, entrare nei centri commerciali per far avvicinare le persone al golf ma con iniziative strutturali, non spot occasionali”.
Dal punto di vista agonistico l’Italia ha festeggiato nove azzurri nel DP World Tour 2024 con i fratelli Molinari, Edoardo e Francesco che da vice capitani hanno vinto la Ryder Cup a Roma, e Guido Migliozzi. Con loro Matteo Manassero, Lorenzo Scalise, Andrea Pavan e Francesco Laporta, tutti promossi dal Challenge. Gli ultimi ad arrivare per rappresentare l’Italia sono il 23enne Filippo Celli e il 26enne Renato Paratore. “Un miracolo del quale dobbiamo far parlare ed invece non è così”.
Il golf “è disciplina trasversale. Giocano sciatori, calciatori, piloti di Formula1, attori, professionisti. E’ necessario che siano tutti opportunamente stimolati per diventarne i primi ambasciatori: testimonial di loro stessi”. E per quanti si avvicinano non abbandonarli. “Fino a 18 anni i ragazzi sono coccolati e vestiti dalla Federazione, dal 19esimo anno sono lasciati a loro stessi. Penso ad un circuito per gli 80 professionisti con un montepremi riservato e gare ogni 15 giorni. Si può anche, fermo restando il rispetto di tutti gli impegni presi finora, abbassare il montepremi dell’Open d’Italia e renderlo alla pari con le altre grandi gare straniere e destinare 1 mln a questo circuito che serva ai nostri golfisti. Uomini e donne che in questo modo possano crescere anche loro in numeri e opportunità”.
Per Rota un’altra cosa che la Ryder non ha prodotto è lo sviluppo sul territorio. “Sono un uomo delle istituzioni che hanno sostenuto la Ryder a tutti i livelli. E’ la federazione che non ha sfruttato al meglio il rapporto con le regioni per promuovere lo sport ed il turismo golfistico”. Infine la tessera: “Il costo resterà a 100 euro e non si può promettere di abbassarlo ma sicuramente in presenza di un aumento di tesserati la ricaduta economica sarà su quei circoli più virtuosi”.

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