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Il Pucciniano sbarca in Oriente con un tris d’assi

Il Pucciniano sbarca in Oriente con un tris d’assi

Il festival Pucciniano apre la tournée il 31 gennaio ad Abu Dhabi

Lo storico festival Pucciniano, che celebra il suo LXX cartellone, in contemporanea con il centenario della scomparsa del cigno di Lucca è in trasferta nell’Oriente fiabesco per il gala organizzato il prossimo 31 gennaio ad Abu Dhabi, su iniziativa dell’istituto italiano di cultura, e in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia negli Emirati Arabi Uniti e Abu Dhabi Festival, proprio per ricordare il centesimo anniversario della morte di Giacomo Puccini.

Il gala, che vedrà eseguire le arie più amate del compositore, da Valeria Sepe, soprano napoletano e dal tenore Francesco Meli, una delle voci più apprezzate al mondo, che abbiamo applaudito quale Don Carlo, alla prima scaligera, vedrà sul podio il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, formatosi proprio sul palco del Festival pucciniano, e che gode di piena fiducia sia del direttore artistico, il novantatreenne Pier Luigi Pizzi, nonché del Direttore generale Franco Moretti.

“La celebrazione dell’anniversario della scomparsa di Giacomo Puccini – ha dichiarato il Presidente del Festival Luigi Ficacci – ci offre una nuova occasione per affermare e condividere l’universalità della sua arte e la grande forza comunicativa della sua musica.

Vorrei ringraziare  l’ambasciatore Lorenzo Fanara e gli organizzatori del Festival Admaf per l’invito rivolto alla nostra Fondazione e ai nostri artisti. Sono certo che sapranno esprimere con le loro interpretazioni il piacere di condividere le emozioni che la partitura pucciniana riesce a regalare.”

Il giovane maestro abruzzese si ritroverà domani 31 gennaio alle ore 20, a salire sul podio dell’orchestra del festival pucciniano nell’Emirates Palace, per dirigere un programma che principierà col Preludio sinfonico in La maggiore (SC 32) , prova finale per il passaggio d’anno nella classe di composizione di Antonio Bazzini.

“Sono onorato di salire sul podio dell’ orchestra del Pucciniano – ha affermato il M°Jacopo Sipari di Pescasseroli – nell’ambito di un festival tra i più prestigiosi del mondo e vedere il mio nome seguire quello di Pappano, Muti, Bolle, Juan Diego Florez e tante stelle del gotha musicale e coreutico internazionale.

L’excursus musicale pucciniano che illustreremo anche in un seminario, tocca quasi tutti i dieci centri del compositore, nonché qualche brano sinfonico. Tornare sul podio della Fondazione Puccini nell’anno del centenario è per me una forte emozione, proprio perché io mi sono formato nell’ambito del Festival e non posso che ringraziare tutta la direzione artistica e amministrativa per avermi affidato questo importante evento”.

Aria di sortita del soprano sarà l’aria di Lauretta dal Gianni Schicchi, “O mio babbino caro”. “Sono immensamente grata al Festival Puccini che mi ha voluto sin da subito in questo meraviglioso progetto – ha rivelato il soprano Valeria Sepe – ad Abu Dhabi, per celebrare il centesimo anniversario della scomparsa del Maestro Puccini.

Il concerto nasce dalla collaborazione del Festival Puccini di Torre del Lago con l’Ambasciata italiana ad Abu Dabhi e l’Istituto Italiano di Cultura e sono rimasta davvero impressionata in positivo da tutta l’organizzazione e dal loro entusiasmo.

Interpreterò diverse donne pucciniane molto diverse tra di loro (Mimì, Lauretta, Cio Cio-San e Tosca) ma tutte accomunate da un’unica grande forza che è l’amore nelle sue diverse sfaccettature.

Grazie alla grande intesa con l’eccellente direttore Jacopo Sipari ed il tenore Francesco Meli mi auguro di celebrare al meglio queste meravigliose pagine immortali, prima di tornare in Italia per essere Liù al Maggio Musicale fiorentino diretta dal Maestro Zubin Mehta, Adriana Lecouvrier al Liceu di Barcellona, Madama Butterfly al Festival Puccini di Torre del Lago e, successivamente, partirò per una lunga tournée in giro per l’Europa con il tenore Jonas Kaufmann per omaggiare ancora una volta il nostro amato Maestro Giacomo Puccini”.

Il programma vede in scaletta l’opera della svolta, “La Fanciulla del West con Meli che darà voce a Ramerrez che prima di morire, dichiarando di essere stato «ladro, ma assassino mai», rivolge un saluto a Minnie, chiedendo ai minatori di risparmiare alla ragazza il dolore della sua morte in “Ch’ella mi creda libero e lontano”.

L’orchestra si muoverà in punta di piedi entro un dramma fatto di sottili perfidie e di malinconia, sfoggiando una grande varietà di tenui impasti timbrici e dinamiche soffuse, nell’Intermezzo di Suor Angelica, certamente non lontano dalla Madama Butterfly, evocata dalla sua aria principe del secondo atto, “Un bel dì vedremo” un’interminabile via Crucis, dai mutati e più sordi colori d’orchestra, percorsa in un’attesa spasmodica a denti stretti, il viso alzato al sorriso, tra ansie, languori dubbiosi e soffocanti, esaltazioni superbe, e quell’ ingenuo bamboleggiare, che sa già di morte e incrollabile speranza, fino all’annullamento.

Francesco Meli sarà, invece, il Pinkerton del secondo atto con il cantabile “Addio , fiorito asil” che dovrebbe mitigare l’avversione del pubblico nei confronti dell’insensibilità e della viltà del personaggio.

L’orchestra eseguirà, quindi la famosa Tregenda dal secondo atto de’ “Le Villi”, pagina figlia del suo tempo, ossia di autori cari alla Scapigliatura.

Parente povera, invero, della “cavalcata delle valchirie” del grottesco di Berlioz del demoniaco di Weber e degli scherzi fantastici di Mendelssohn con un “retrogusto” di Carmen.

Si passerà, quindi a Manon, con il celebre Intermezzo, con il suo ripieno armonico discretissimo fatto ora di violoncelli col loro moto cromatico e alla seconda e terza viola, le inquiete fluttuazioni, l’ambientazione armonica in settime che non risolvono, che non “possono” risolvere mai, è un bel sentire wagneriano, anzi tristaniano, sicuramente un “esperimento operistico” dei tanti portati avanti da un Puccini che non ha ancora ben individuato un proprio percorso artistico ed estetico.

Ed eccoci a la Bohéme, è il primo quadro, la Sepe coglierà il suo bacio d’aprile, otto battute di inenarrabile emozione e Rodolfo corteggerà la sua soave fanciulla.

Si passerà, quindi a Manon, con il celebre Intermezzo, con il suo ripieno armonico discretissimo fatto ora di violoncelli col loro moto cromatico e alla seconda e terza viola, le inquiete fluttuazioni, l’ambientazione armonica in settime che non risolvono, che non “possono” risolvere mai, è un bel sentire wagneriano, anzi tristaniano, sicuramente un “esperimento operistico” dei tanti portati avanti da un Puccini che non ha ancora ben individuato un proprio percorso artistico ed estetico.

Intero finale dedicato a Tosca, padrona assoluta, amante focosa ed imperiosa che non esita a smaniare in chiesa esibendosi in una violenta scena di gelosia, la stessa creatura che, come una pia fanciulla, s’inginocchia devotamente dinanzi alla Vergine e le offre dei fiori, è la stessa artista che si umilia come una donnicciola qualsiasi quando si prosterna disperata ai piedi dell’aguzzino, implorando pietà per il suo uomo, è la stessa creatura che, brandisce un coltellaccio da cucina e trucida selvaggiamente il boia che la vuole sua in cambio della salvezza dell’amante, è Tosca il deus ex machina dell’azione e lascia il partner sempre nell’ombra, con il pittore Cavaradossi, al quale darà voce Francesco Meli, attaccato alla vita e al piacere con ingenuità poetica, quel signor tenore, che canterà “Lucean le stelle”.

Momento ancora strumentale con il Capriccio sinfonico in fa maggiore, SC 55, nel quale riconosceremo il tema iniziale della Bohème, come anche la musica del funerale nel terzo atto dell’Edgar, prima di chiudere con l’entrata di Tosca in Sant’Andrea della Valle e quel Mario, Mario…Son qui , tra l’elogio all’occhio nero e un freno alla gelosia.

L’orchestra descriverà come per appunti, abbastanza in fretta, ma con osservazione scrupolosa, nel mezzo di tanto lavorìo, smetterà di ciarlare e, attraverso la bacchetta del maestro, si gonfierà, minaccerà, singhiozzerà, insulterà o pregherà e quanti ascolteranno non potranno non pensare di Giacomo Puccini come conosca bene l’arte di farsi amare.

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