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L’analisi dell’attentato a Trump: “Ora il vantaggio su Biden è talmente grande che qualcuno farà dietrologia”

PoliticaL’analisi dell’attentato a Trump: “Ora il vantaggio su Biden è talmente grande che qualcuno farà dietrologia”

ROMA – Quella di Donald Trump è la ferita da un milione di dollari”, sintetizza Gregory Alegi, professore di Storia delle Americhe alla facoltà di Scienze politiche della Luiss Guido Carli: “Danni quasi zero e nell’esercito prendi pure la medaglia”. In un’intervista con l’agenzia Dire, all’indomani dell’attentato al comizio in Pennsylvania, lo sguardo è rivolto anche alle presidenziali di novembre.

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“ORA VANTAGGIO DI TRUMP TALMENTE GRANDE CHE QUALCUNO SARÀ PRONTO A FARE DIETROLOGIA”

“Il vantaggio di Trump su Joe Biden ora è così grande che ci sarà pure qualcuno pronto a fare dietrologia”, sottolinea Alegi. “Poi, è chiaro, come siano andate le cose lo si racconta meglio dopo 20 anni che dopo 20 secondi”. Domani intanto parte la convention dei repubblicani. “Quanto più grande sarà il cerotto sull’orecchio di Trump”, sibila il professore, “tanto più vorrà dire che l’ex presidente intende sfruttare l’immagine del politico martire per la sua campagna”.

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IL CONFRONTO CON IL PASSATO

Ci sono poi gli spettri del passato. Con “visuali libere” e cecchini in “posizioni elevate”. Come Thomas Matthew Crooks, ventenne di Bethel Park, identificato dalla polizia come l’attentatore che ieri ha aperto il fuoco con un fucile semiautomatico AR; e come il ventiquattrenne Lee Harvey Oswald, assassino di John Fitzgerald Kennedy a Dallas il 22 novembre 1963. “Sono stato nel magazzino di libri al sesto piano da dove sparò”, ricorda Alegi. “Distava dal bersaglio circa 50 metri, molto meno dei 150 che ieri separavano Trump dal tetto dal quale sarebbero partiti gli spari”. Secondo il professore, “sia Oswald che Crooks sono stati buoni tiratori, perché il primo ha ucciso e il secondo ha solo sfiorato il suo bersaglio ma si trovava molto più lontano”.

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