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Re Soil: poco meno della metà di suoli italiani è degradato

Re Soil: poco meno della metà di suoli italiani è degradato

L’allarme dai dati del Rapporto sulla salute del suolo

Milano, 30 nov. (askanews) – Poco meno della metà dei suoli italiani soffre per qualche forma di degrado. L’80% dei terreni agricoli è colpito da fenomeni erosivi e due terzi di loro ha perso buona parte della sostanza organica. Tutto questo si traduce in minori rese agricole, più anidride carbonica in atmosfera e maggiore rischio di danni quando avvengono eventi meteo di particolare intensità.Sono solo alcuni dei numeri contenuti nel primo Rapporto sulla salute del suolo italiano – “Il suolo itlaiano al tempo della crisi climatica”, questo il titolo del lavoro – realizzato da Re Soil Foundation e presentato in occasione della Giornata mondiale del suolo 2023. “L’idea – spiega Giulia Gregori, membro del Consiglio di amministrazione di Re Soil Foundation – è di lavorare o parlare non con gli esperti del settore, che già conoscono benissimo qual è la problematica, ma di dialogare insieme agli operatori dell’informazione e l’opinione pubblica per lavorare insieme a delle soluzioni di questo problema che riguarda tutti noi”.All’interno del rapporto – realizzato insieme agli esperti del Centro comune di ricerca della Commissione europea, il CREA, l’ISPRA, l’Università di Bologna e le diverse società del suolo – sono fotografati i principali problemi che rendono malato un suolo. Non solo la cementificazione, che pure in Italia viaggia a livelli doppi rispetto al resto della Ue, ma erosione, dissesto idropedologico, contaminazione da plastiche e metalli pesanti, e desertificazione. “Si tratta di fenomeni molto importanti se si pensa che per ogni euro che si investe sul ripristino dei suoli si ottiene un ‘risparmio’ di costi evitati intorno ai 30 euro – sottolinea poi Francesca Assennato, ricercatrice Ispra – E quindi ci conviene intervenire per ripristinare i suoli e proteggerliGli interventi, ricordano gli esperti, sono diversi in base al tipo di suolo. Fondamentale in ogni caso è avere dati di monitoraggio completi e sistematici, leggi che fissino obiettivi vincolanti di risanamento e la diffusione di tecniche agricole amiche del suolo. Ma anche i cittadini possono fare molto, attraverso la corretta raccolta dei rifiuti organici che, opportunamente trattati, diventano fertilizzante naturale. “Lo sforzo del cittadino è quello di essere consapevole della responsabilità che ha di fornire del materiale ben selezionato – esorta infine Maria Rao della Società Italiana Chimica Agraria – Il cittadino deve essere quindi consapevole e attento al momento della raccolta: come se dovesse fornire del materiale da mettere nel proprio vaso da dove raccoglierà poi la propria insalata”.

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