ROMA – Attivisti israeliani si sono dati appuntamento al porto di Ashdod, intenzionati a bloccare camion di aiuti umanitari diretti verso la Striscia di Gaza. Da oltre una settimana gli autori dell’azione di protesta si sono radunati sulla strada nei pressi del kibbutz Karam Shalom, per impedire il transito dei veicoli, su iniziativa dell’associazione ‘Tzav 9’, che denuncia una consegna di aiuti salvavita all’organizzazione Hamas, responsabile degli assalti nel sud di Israele del 7 ottobre. Stavolta, come mostra un video condiviso su ‘X’ dal giornalista israeliano Oren Ziv, i protestanti ispezionano i camion per consentire il passaggio solo a quelli che non trasportano aiuti umanitari. A Gaza, dove il bilancio dei morti a quasi tre mesi dall’inizio dell’offensiva militare israeliana ha superato le 27mila vittime, è stata scoperta una fossa comune: in un’area del nord dove è cominciata l’operazione di terra dell’esercito israeliano, sono stati trovati i corpi di prigionieri palestinesi ammanettati e bendati, ammassati nei pressi di una scuola.
Now in the Ashdod port: the police are saying aid to Gaza doesn’t go out from here, the right wing protesters are checking the cargo manifest of every truck pic.twitter.com/GI4ikbYsYf
— Oren Ziv (@OrenZiv_) February 1, 2024
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“Questo è esattamente il motivo per cui Israele è stato portato davanti alla Corte internazionale di giustizia: siamo davanti a un chiaro crimine di guerra e il mondo dovrebbe intervenire”, ha commentato per l’emittente Al Jazeera l’avvocata palestinese Diana Buttu, riferendosi al processo al Tribunale dell’Onu che ha ordinato alle autorità di Tel Aviv di “compiere ogni sforzo per prevenire il genocidio” a Gaza. Continuano anche i bombardamenti contro la Striscia, concentrati da giorni sul governatorato meridionale di Khan Younis. Sotto attacco anche gli ospedali Nasser e Al-Amal. Su quest’ultimo, avverte la Mezzaluna rossa palestinese, i raid stanno proseguendo “in modo intenso”.
La popolazione continua ad affluire a Rafah, dove “con così tante persone sfollate, la situazione è spaventosa”, avverte Pascale Coissard, coordinatrice dell’emergenza di Medici senza frontiere (Msf) a Gaza. Coissard continua: “Tutti gli spazi sono sovraffollati, con persone che vivono in tende, scuole e ospedali. L’ospedale emiratino sta attualmente affrontando tre volte il numero di parti che gestiva prima della guerra”. Rita Botelho da Costa, responsabile delle attività di ostetricia di Msf a Gaza aggiunge: “Senza forniture a sufficienza e troppi pazienti, il sistema sanitario è sotto pressione e le madri vengono necessariamente dimesse solo poche ore dopo aver partorito. Ma le prime 24 ore dopo il parto sono le più rischiose per possibili complicazioni e poiché la popolazione vive in condizioni così disperate è importante mantenere la paziente in ospedale più a lungo possibile”.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono circa 50mila le donne incinte a Gaza, e circa 20mila bambini sono nati dall’inizio della guerra, secondo l’Unicef.
Tensioni si registrano anche a Gerusalemme, dove nelle ultime ore cittadini israeliani hanno fatto irruzione nella moschea di Al-Aqsa, come riferisce l’agenzia palestinese Wafa. Gli assalti a uno dei luoghi santi per i musulmani sono stati spesso in passato miccia per nuovi scontri.
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